Agricoltura e allevamento del bestiame a Esterzili
Sino a qualche anno fa, i contadini ed i pastori di Esterzili potevano gestire liberamente le terre per l'agricoltura e per il pascolo nel rispetto di un sistema fiduciario tradizionale detto " Sa Cumunèlla", ossia accordo fra proprietari dei terreni e proprietari del bestiame per disciplinare i canoni di affitto ed il prezzo del pascolo per i capi di bestiame minuto (pecore e capre), per i suini e per i capi grossi (equini e bovini).
Il regolamento della comunella prevedeva anche la rotazione quadriennale delle aree da coltivare e, secondo un'antichissima consuetidine, risalente all'epoca giudicale, stabiliva la suddivisione dell'intero agro in tre bidassònis, cioè vidazzoni (dal latino abitationes). Così il salto comprendeva la bidazone di Suttamonti e Nualèi; quella di Orborèddu e Taccu 'e Linu; e quella Cuccurueddi. In pratica l'alternanza del diritto al pascolo con quello agrario avveniva in questo modo: quando per due anni si coltivavano, ad esempio, le terre di Suttamonti e Nualèi, il bestiame doveva stare nelle altre due bidazoni di Orboredu -
Nell'agro di Esterzili sono tutt'ora visibili lunghi tratti di muri a secco detti "Sa Frontera" (cioè la frontiera) che anticamente segnavano il confine fra le tre zone della divisione. I terreni compresi nella comunella erano aperti, senza vincoli, nè recinzioni, ma erano ben delimitati da confini di pietra, grossi blocchi oblunghi piantati verticalmente come stele. Gli altri terreni citati (is tancas e is cresùnas), di proprietà privata, non erano compresi nell'accordo comunitario. Per i canoni di affitto si teneva conto del carico del bestiame immesso nelle terre: ogni proprietario riceveva un tanto ad ettaro ed ogni allevatore pagava un tanto a capo, ma quasi sempre si pagava in natura, sulla base di un chilo di formaggio per un ettaro di pascolo.
Quando le terre venivano coltivate i contadini versavano ai proprietari sa pesòni, cioè la pigione in cereali, consegnando dopo il raccolto una quantità di frumento e di orzo pari alla quantità che era servita come semente.Quando le terre erano coltivate, il bestiame poteva accedere al pascolo, solo dopo che gli allevatori avevano abbandonato le aie allora i pastori dettànta a pardu, cioè facevano pascolare le stoppie e i ritagli incolti.
Sa Comunella era un sistema che si rifaceva alle vecchie usanze agro-
Questo sistema di economia comunitaria e cooperatistica, esempio di sopravvivenza di società pre-
Nell'ambito di questa specie di economia curtense di sussistenza c'erano altre concessioni, quali il diritto di passaggio sui viottoli del terreno privato, is ùrbidus; quello di prelevare la sabbia dalla sponda dei fiumi per l'edilizia familiare; e la possibilità di rifornirsi di pietre dalle cave comunali.
Esistevano però anche degli obblighi come le cosidette "comandate" che erano prestazioni di giornate di lavoro per riparare strade, arginare frane, riassettare passerelle su torrenti, pulire le sorgenti ecc., e l'obbligo di circoscrivere con fasce frangifuoco (aduài sa stula) il terreno da bonificare, dopo il dèbbio (su narbòni), con l'incendio delle sterpi e delle erbacce dopo il 15 settembre, con le prime piogge autunnali. Si ricevevano favori e si prestavano servizi nell'interesse della comunità.